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Tutta la storia...


Essendo nata in una famiglia dove due figure femminili (mia madre e la mia nonna paterna) erano già allevatrici di cani da prima che io nascessi, ho da sempre interagito con le razze allevate da entrambi...

Le mie radici di terrierista

Gli Airedale Terrier della “Nonna Gin Gin” hanno certamente tracciato il lato Terrierista della mia personalità cinofila. Indimenticabile compagna dei miei giochi, fino in età avanzata, vi fu “Hurrà”.

Nella mia infanzia di figlia unica, in quei lunghi uggiosi pomeriggi milanesi che mia madre trascorreva nella sede del Gruppo Cinofilo Milanese Hurrà era sempre disponibile a giocare con me, o meglio, direi entusiasta! Il suo carattere spumeggiante la portava a divertirsi anche quando, dopo aver giocato un bel po' con la pallina, le infilavo un mio pigiama e i calzettoni…Non era per nulla turbata: la ricordo benissimo trottare tutta orgogliosa steppando sul tappeto della sala, mentre la coda si agitava zigzagando, imprigionata nel pantalone!

Dopo qualche anno anche mia madre iniziò ad allevare Airedale Terrier e continuò fino alla fine degli anni '90. Pongo ( di pedigree “Malya Rockstar”) visse con me più di tredici anni.

Non si trattava, morfologicamente, del miglior esemplare che l'allevamento di mia madre avesse mai prodotto, ma era un onesto rappresentante della sua razza e in esposizione ottenne il titolo di Campione Italiano, Internazionale e Sanmarinese. In famiglia ci regalava il suo lato migliore: divenne compagno di giochi di mia figlia, partecipava festoso, ma mai invadente a tutte le nostre gite e il suo carattere allegro mi ricordava tanto la sua trisavola Hurrà!

Anche quando i cani ci lasciano in tarda età, direi che non siamo mai veramente pronti ad affrontare quel distacco.

Alla morte di Pongo ero profondamente addolorata anche dalla consapevolezza che non avrei più avuto un Airedale con me, visto che mia madre stava pian piano smettendo di allevarli (in fondo per lei erano la razza che le ricordava sua suocera, mentre il suo primo amore erano e restavano gli Schnauzer!)

Qualcuno in quel periodo pensò che assolutamente io non dovessi restare a lungo senza un cane tutto mio e il destino mi portò la mia prima Jack Russell ( …comunque un Terrier… quindi il filo non si era spezzato!)

Un mondo diverso

Stavolta però era tutto diverso: nata il due di Marzo in una scuderia dove venivano allevati ed allenati cavalli da corsa, i suoi genitori erano giunti in Italia nel van insieme ai purosangue acquistati in Irlanda, come regolarmente avveniva da decenni per i Jack Russell che popolavano e deratizzavano scuderie e maneggi.

Quando mi avevano detto che la femmina aspettava i cuccioli, avevo seguito con una certa apprensione la gravidanza dispensando per telefono consigli, quasi supplicando perché alla madre venisse almeno fornito un luogo riparato per partorire (quattro balle di paglia nel fienile, messe a quadrato furono tutto ciò che le fu offerto!)

Non erano di certo esperti di allevamento canino quanto lo erano nell'ambito dell'ippica e la cucciolata non fu molto ben seguita neppure al momento dello svezzamento.

Mi raccontavano che la madre dei cuccioli li lasciava per appostarsi in agguato vicino alla letamaia, dove con un balzo improvviso piombava sul meno lesto tra i colombi. Dopo esserselo mangiato andava a rigurgitarlo ai suoi piccoli… Da un lato ero affascinata, pensando al parallelo con animali selvatici, come la volpe, che si comporta allo stesso modo, dall'altro però ascoltando quelle storie al telefono sentivo una gran pena, così quando mi venne offerto uno di quei cuccioli in regalo accettai subito!

Lo feci con lo spirito di voler adottare almeno uno di loro, togliendolo da quella vita tanto diversa da quella che in famiglia eravamo abituati ad offrire alle madri in allattamento e alle loro cucciolate. Anche la scelta avvenne per telefono e andai alla stazione ad aspettare mia figlia che mi portava la mia piccola “Ruby”…decisi di chiamarla così in memoria di una Lakeland Terrier che viveva con la mitica Lily Stella quando andai a farle visita anni addietro.

Mi sembrò prudente non far incontrare alla piccola nessuno degli adulti e dei cuccioli che mia madre aveva in quel periodo, almeno fino a quando fu adeguatamente immunizzata dalle vaccinazioni e sverminata a dovere. Tutto, come dicevo, era diverso dall'ordinaria amministrazione, a parte il non trascurabile risvolto igienico-sanitario, Ruby apparteneva ad una razza “non-razza”…nel senso che il Jack Russell Terrier era noto a molti come tale, ma non riconosciuto dagli enti cinofili a livello europeo.

Non esisteva quindi un libro genealogico (nessun Jack Russell aveva dunque il pedigree) e in assenza di uno Standard di Razza che descrivesse il Jack ideale non si poteva dire chi avrebbe vinto in una ipotetica esposizione…parliamo dell'anno 1997.

Ruby

La piccola Ruby mi rubò il cuore, anche se spesso la chiamavamo “Rubinetta” a causa delle innumeri pipì che produceva.

Non essere stata socializzata là dove era nata e dover poi restare in isolamento per qualche settimana non l' aveva resa certo disinvolta e per strada cercava di schivare le carezze dei passanti che invariabilmente la trovavano irresistibile e si complimentavano con me per quella…” deliziosa meticcina”! Il carattere migliorò col tempo, anche grazie alla frequentazione di un campo di addestramento: tutti i presenti erano persone cinofile e tutti coloro che la incontravano estraevano di tasca qualche bocconcino per offrirglielo e la accarezzavano.

I progressi furono tali che Ruby divenne quasi “sfacciata” e arrivò a pretendere di essere foraggiata anche dagli sconosciuti, bastava che il suo nasino superfine cogliesse la presenza di qualunque genere alimentare sulla loro persona.

A ferragosto visse la sua prima esperienza di fuochi d'artificio e la superò brillantemente in braccio a me, che la tenevo allegra…per tutta la sua vita non ha mai temuto fuochi , spari e temporali. Dal piccolo cane inesperto e spaventato da quasi tutto ciò che incontrava venne fuori un gran cane, anche se di piccole dimensioni.

Ruby divenne adulta e mostrò tutto il suo istinto terrier dando la caccia a lucertole e piccoli topi di campagna. Con le bisce si mostrava prudente: abbaiando, ma tenendosi fuori dalla portata di eventuali morsi. Le insegnai a rompere le uova che le gallinelle a volte andavano a deporre sotto ai cespugli e le gradì molto.

Con le noci che cadevano dagli alberi non ci fu bisogno: da autodidatta spesso la si trovava seduta sotto la pianta, intenta a sgranocchiare il contenuto con aria soddisfatta….inoltre era da vedere quando si lasciava passare la bocchetta dell'aspirapolvere sui fianchi, mostrando persino di gradire ! Quando ebbe due anni decisi di darle un marito (simile a lei per taglia e proporzioni). L'accoppiamento con Sheldon diede quattro cuccioli, di cui uno tricolore, gli altri bianchi e tan come i genitori.

Avevo tanto sperato che nascesse una femmina tricolore, avrei voluto tenerla e chiamarla “Topsy”, ma l'unica femmina nata era bianca con una macchia sul fianco sinistro a forma di funghetto…impossibile pensare di darla via: fu comunque chiamata Topsy e, naturalmente è ancora qui con me! Un'altra caratteristica che mi colpì favorevolmente nel Jack Russell era l' istinto materno grazie al quale il primo parto di Ruby e l'allattamento in seguito si svolsero in modo ideale: una mamma giovane, ma premurosissima, che teneva i suoi piccoli sempre vicini, caldi e pulitissimi: ricordo che non li sentivo mai piangere!

Tutti questi istinti così presenti in una razza ancora ben lungi dall'essere manipolata dalla selezione (visto che “razza” non era!) mi affascinavano e mi inorgoglivo dicendomi che, se mai si fosse trovata in difficoltà Ruby se la sarebbe di certo cavata facendovi affidamento!

Quanti papiri di meno!

Anche se non riconosciuti dalla Federazione Cinologica Internazionale, non ebbi difficoltà a cedere i cuccioli senza certificati. Per tutto il resto (alimentazione, vermifughi, vaccinazioni e applicazione del microchip) mi regolai come ero abituata con le cucciolate dell'allevamento di famiglia.

Venendo da una realtà dove ad ogni nascita c'erano moduli da compilare e da inviare all'E.N.C.I. per ottenere i pedigree dei cuccioli, tutto mi sembrava più snello con una razza non riconosciuta che, oltretutto non ha bisogno di toelettatura come ero invece abituata a fare con gli Schnauzer e gli Airedale allevati in famiglia!...Che bello! Quante semplificazioni! Devo dire che, al di là di queste cose, l'innamoramento per la razza Jack Russell fu in gran parte dovuto alla personalità che accomunava i suoi esponenti.

Nuove atmosfere

Mi recai con i proprietari di Sheldon ad uno di quei raduni che si tenevano in quegli anni e che richiamavano numerosi appassionati della “razza-non-razza”…Ruby restò a casa: era una calda giornata di Giugno e non volevo che si strapazzasse, non mancava molto al parto. Dal punto in cui parcheggiammo l'auto all'interno del maneggio dove pulsava il cuore dell'evento ci soffermammo ad ammirare numerosi Jack Russell che, assolutamente liberi di correre nei prati circostanti sembravano divertirsi un mondo…e non c'era la minima parvenza di litigi tra loro! Il raduno che, in assenza di uno Standard di razza era evidentemente non-competitivo (almeno dal punto di vista della bellezza), riservava comunque un momento di “passerella” in cui i soggetti presenti venivano condotti al guinzaglio e presentati al pubblico con il nome del cane e del proprietario.

Vi erano dei gadgets a tema Jack Russell e ad ognuno dei partecipanti era richiesto di portare una torta, che contribuiva poi al buffet da condividere. Il clima mi parve simpatico, rilassato ed amichevole e mi venne da pensare che non avrei potuto immaginare nulla di simile tra esponenti delle razze con cui ero cresciuta!

Nel pomeriggio fu organizzata una gara in cui delle strisce di nastro in pvc simulavano la preda da inseguire e i cani, divisi in batterie di cinque soggetti si scatenavano rincorrendole come pazzi…anche tutto ciò senza liti !...Ero sempre più conquistata!

In odore di Riconoscimento

Qualche tempo dopo mi giunse all'orecchio che all'E.N.C.I. si parlava di un possibile futuro riconoscimento della razza Jack Russell Terrier, che in quei tempi veniva definito “a gamba corta” per distinguerlo dal suo simile a gamba lunga.(ora noto come Parson Russell Terrier e anch'esso riconosciuto come razza a sè).

Venni contattata dalla redazione di un paio tra le più diffuse riviste cinofile italiane: la notizia era giunta anche a loro. La casa editrice mandò da me il fotografo a scattare un vero servizio e, con mio stupore le mie “ragazze” (nel frattempo era nata anche Paulette, nel 2000) furono presto trasformate in “cover girl”! Sempre in quel periodo ottenni da un'amica di famiglia, famosa giudice di cani da esposizione quella che veniva definita “bozza” dello standard ufficiale: l'E.N.C.I. l'aveva diramata in anteprima agli Esperti Giudici ed era ciò che a livello europeo i vari enti cinofili si apprestavano ad approvare come Standard definitivo F.C.I.. La lessi con attenzione e, piazzando una per una le mie “ragazze” sul tavolo di cucina confrontai ciò che era scritto con quel che avevo sotto gli occhi, comprese le misure e le proporzioni descritte…ebbene, combaciava!

Avevo allevato dei Jack Russell Terrier, anche se mi rendevo conto che non erano perfette( Ruby, col suo mantello molto abbondantemente macchiato non era proprio l'ideale descritto ,dove il bianco deve invece prevalere. Notavo però che altre caratteristiche positive erano presenti in lei e nelle sue figlie: la forma della testa con cranio piatto, le orecchie piccole e a forma di V, il muso di lunghezza un po' inferiore rispetto a quella del cranio.

Analizzandole in maniera obiettiva notavo una buona tipicità, taglia corretta e toraci “spannabili”…insomma ero felice dei miei prodotti, ma soprattutto ero orgogliosa del carattere delle mie Jackine e così, quando quasi per far dispetto a me, inesorabilmente la razza ottenne il riconoscimento ufficiale da parte della F.C.I. io proprio non me la sentii di mettere da parte le mie potenziali capostipiti ! Nel 2001 venne pubblicato lo Standard del Jack Russell Terrier e da quel momento divenne possibile ottenere il pedigree dei soggetti adulti.

Lo Standard, definito e approvato dall'apposito comitato internazionale in occasione della Mondiale del 2000 stabilì anche che l'origine della razza era l'Inghilterra, ma fu rilevato che in Australia il JRT era stato riconosciuto già dieci anni prima, quindi questa venne denominata Nazione di Sviluppo.

La maggior parte di coloro che, come me avevano allevato cucciolate in quegli anni si buttò ad importare dall'Australia. A mio avviso non tutti i soggetti di importazione australiana di quei tempi erano veramente meritevoli, c'era una assoluta disomogeneità…così chi si stava interessando alla neonata razza e pensava, recandosi a visitare un'esposizione di farsi un'opinione più precisa, ne usciva poi con le idee più confuse di prima!

Si trovavano soggetti bassissimi sugli arti e con tronco lunghissimo (più simili a Bassotti!) altri avevano corporatura fortissima e toraci di diametro esagerato (che mai e poi mai avrebbero potuto entrare in una tana!). Non mancavano neppure Jack Russell che, visti di profilo stavano nel quadrato, cioè con proporzioni da Parson Russell Terrier.

La confusione regnava sovrana!

Io feci una scelta diversa, dettata certamente più dal cuore che dall'ambizione di entrare nei ring espositivi con soggetti vincenti! Forse fu colpa del bug dell'allevamento, già troppo radicato in me, ma vinse comunque l'idea di cercare di ottenere soggetti sempre migliori partendo proprio da quelle primissime femmine che avevo con me e in cui comunque credevo!

Andai a cercarmi maschi diversi per farle accoppiare dopo il riconoscimento….Non fu facile perché pochissimi erano della taglia e proporzioni che avevo in mente …e poi per me non bastava che arrivassero dall'Australia, o fossero figli di soggetti importati: io ricercavo anche un buon carattere, per non perdere quella sfaccettatura tanto importante a mio avviso, se si allevano cani destinati a diventare compagni di vita famigliare.

Approfondimento

Quando una nuova razza viene riconosciuta in Europa dalla Federazione Cinologica Internazionale (F.C.I.), ciascuno degli enti cinofili nazionali ad essa affiliati apre uno speciale Libro (una volta chiamato L.I.R. e ultimamente ribattezzato R.S.R.), riservato ai soggetti riconosciuti come appartenenti a quella nuova razza.

Questo registro, dopo qualche anno viene chiuso per cui non si accettano più soggetti non muniti di pedigree italiano o di altro Paese affiliato alla F.C.I. Per ottenere il Certificato d'iscrizione (pedigree) di un cane di razza neo-riconosciuta lo si deve iscrivere in un'esposizione E.N.C.I., dove un esperto giudice esaminerà il soggetto per verificare che sia morfologicamente aderente allo Standard.

A parere positivo segue l'emissione del pedigree del cane da parte dell'E.N.C.I.. Il cane che viene riconosciuto R.S.R. di prima generazione viene considerato capostipite e, se accoppiato con soggetto pari generazione,(naturalmente pari razza!) si otterranno cuccioli che avranno pedigree di seconda generazione e poi di terza.

Da due genitori R.S.R. di terza generazione nasceranno Jack Russell Terrier di quarta generazione, a cui l'Ente Nazionale Cinofilia Italiana emetterà direttamente pedigree R.O.I.

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